Ogni viaggio inizia con un
Sogno: si
lascia la terra per conquistare il cielo, inteso come spazio ed anche come
immortalità del tempo.
“Il
sogno di Icaro”
terracotta, acciaio, plexiglass e luce
40x40x120 cm
Questa scultura rappresenta il volo sognato, desiderato da Icaro,
quale uomo prototipo, pioniere tecnologico, nell’etere di un mondo ideale,
un nuovo mondo, sottolineato nella sua nascita dal vulcano che erutta
luce, illuminando la trasformazione del passaggio epocale dal cavallo
all’aquila e idealmente dalle comunicazioni via terra a quelle via aria.
Lo spazio attorno alla scultura è diviso in due: il prisma di metallo, che
ingabbia l’aquila nel cielo assoluto del suo mondo futuro e il resto
dell’universo e del tempo che contengono il cavallo e l’osservatore, quale
cavaliere di infinite terre e di infiniti confini.
L’opera
in terracotta è montata tramite perno di acciaio ad abbracciare una lastra
di plexiglass in grado di assorbire le sollecitazioni a torsione imposte
dal peso delle due metà decentrate. La finitura superficiale è a cera.
La struttura in acciaio è verniciata a spruzzo e contiene, nella parte
inferiore un sistema di illuminazione con faretto alogeno ed accensione a
pedale.
La scelta del bassorilievo, volutamente lavorato solo su un lato, ma
trattato come un tuttotondo, ha l’obiettivo di dare dignità e forza alla
scultura in quanto tale e di indicare più idealmente lo spazio bianco, non
scolpito, del futuro che verrà
E allora Icaro disse – Vado.
E il mondo gli domandò – Dove.
E Icaro guardò il cielo e per un attimo i suoi occhi si socchiusero. Fu
abbagliato dal sole che scaldava l’aria tutto attorno. Visto così il cielo
era più piccolo di un sorriso.
Il mondo capì e rispose – Ma quello sono sempre io. Dopo tanto tempo
ancora non mi conosci. Quello che riesci a toccare su di me sono io.
Quello che vedi da me sono ancora io poiché io te lo mostro. Il cielo è
alto solo perché lo guardi dal basso. Il cielo esiste solo perché c’è una
terra da avvolgere. Il cielo è la parte di me che non parla mai.
E allora Icaro portò una mano a fare ombra sugli occhi e lentamente
riabbassò la testa fino a guardare di nuovo il mondo. I due stettero
immobili alcuni istanti e poi Icaro disse
- Se il cielo non parla mi dovrà ascoltare.
E allora il mondo si sentì vecchio e stupido e lasciò che il vento
agitasse l’aria.
Icaro camminò a lungo poi si fermò e si mise a sognare. Di quel sogno il
ricordo più bello è quello di una nuvola tanto piccola da tenere la
pioggia tutta per sé.
La leggerezza di certe vite acquista un
baricentro stabile attraverso un desiderio. Voler attuare un sogno
permette all’esistenza una gravità, una consistenza, una terra e un paio
di gambe insieme, dove poter edificare il proprio progetto. Sognare è un
po’ come prendere peso: i vestiti di prima ,inspiegabilmente, diventano
stretti. Chi sogna è sempre vestito di nuovo.
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