E dal cielo si scruta il mistero della Salvezza, interpretata come spiritualità e come tale immaginata appartenente al cielo, ma anche sentita come nascita umana e come tale vissuta quale donazione totale di sé ed atto concreto capace di permettere nuovamente la discesa al suolo.
“Salvezza”
Questa scultura molto complessa è pensata per essere letta in due modi differenti. Se la si scorge lateralmente, le parti che la compongono raffigurano un volo liberatorio, una fuga da un’eruzione vulcanica, che lancia i suoi lapilli incandescenti verso l’alto, ma senza raggiungere il fuggitivo. Se invece ci si pone frontalmente ad essa, si scopre che le ali in realtà racchiudono tre volti: il Padre-Giuseppe, la Madonna ed il Bambino in una sorta di presepe; mentre la colomba stringe tra le zampe un rametto d’ulivo al quale è appeso un sasso, simbolo del Mondo riscattato. La Salvezza è dunque la Trinità che scende sul mondo per sottrarlo alla distruzione, ma è al contempo l’insieme dei due momenti fondamentali della fede cristiana: il Natale e la Pasqua. Anche lo spazio della scultura è diviso in due: il prisma di metallo infatti incornicia il volo dello Spirito Santo nel cielo assoluto nel quale il mondo è sospeso sulla voragine degli inferi, mentre il resto dell’universo e del tempo contengono la Sacra Famiglia e l’osservatore che con la sua presenza verifica l’hic et nunc ricongiungendo la Trinità. L’opera in terracotta è composta da tre pezzi: due scaturiscono dal taglio provocato dalla lastra di cristallo mentre il terzo è alloggiato alla base della struttura in acciaio, verniciata a forno e nasconde al suo interno il sistema di illuminazione con faretto alogeno azionato a pedale.
Di una nascita nulla si dovrebbe dire per non intaccare l’istante. La nascita è una sosta in una strada già da tempo percorsa. La nascita è una lettera maiuscola in mezzo a una frase. E’ l’eruzione di un vulcano che dopo la colata torna freddo e inoffensivo come prima. E’ forse il solo momento significativo nella vita, la propria nascita.
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