"Il Demone Custode"
terracotta patinata, acciaio, vetro, specchio, luce e piante vive.
40x40x120 cm

Il Demone Custode è il pensiero forviante, la voce suadente che ci ammalia raccontandoci menzogne su di noi e facendoci perdere il senso della nostra esistenza e del nostro essere, ribaltando i termini del nostro mondo. Ed è così che ci ritroviamo capovolti, mentre la Natura alle nostre spalle segue le sue regole immutabili e continua a fiorire noncurante degli orrori che la circondano.

Anche nella nostra mente, oramai vuota di senno, fiorisce un mondo in miniatura fatto di tutte le nostre illusioni, di tutti i nostri sogni, che ci portano sempre più lontano. Abbiamo oramai perso il senso della realtà e precipitiamo con gli occhi chiusi verso il baratro, ebbri dell’immagine che abbiamo di noi, assolutamente disinteressati dal verificare che questa sia poi quella vera.

Non ci interessa più nemmeno specchiarci, tanta è la forza del sussurro, della voce del Demone, che diviene talmente concreta da materializzarsi, affiorando come un profilo di naso e bocca accanto ai nostri lobi. Precipitiamo, convinti di emergere, ingannati dal riflesso del cielo che sembra uno specchio d’acqua dal quale ci sentiamo levitare, mentre nella realtà stiamo per cadervi. Il Demone Custode è tutto ciò che ci porta lontano mentre ci promette di rimanere a casa.

La scultura in terracotta patinata è fissata ad una lastra di vetro ed illuminata da un neon a luce calda nascosto nel basamento in acciaio verniciato a forno. I fiori che rappresentano la Natura incontaminata in quanto istintiva ed irrazionale, sono bulbi vivi di ciclamino. Lo specchio alla base permette la visione simultanea della scultura da tutte le angolazioni ed accentua il senso di capovolgimento ed estraneamento che costituiscono il senso dell’opera.
 

"Demone custode"

Assaporato il tuo dubbio,
dolcemente ho assistito alla scelta.
Sventolando la tua volontà,
a me l’ hai affidata,
a me interprete di anime in transito,
a me collezionista di emozioni,
a me falso premio,
a me nulla mascherato da oracolo,
da soddisfazione,
da coccarda e primo premio.
Eccoti svestita di parole,
orlata di silenzi e intenzioni
che portano a pensarti così determinata
lontana dalla fragilità che invece pulsa in te.
Eccoti svestita di sorrisi,
e le tensioni del viso
raccontano i dubbi che cerchi di allontanare
di attraversare più in fretta di quest’aria nera
che si alza alle tue spalle.
Eccomi carico dei tuoi pensieri,
arrivarti mentre mi aspetti
per investirti, per trasportarti, per realizzarti.

Assaporato il tuo dubbio,
mi accorgo di essere felice.
Aspetto le conseguenze di parole che tardano a venire
a fiorire, a maturare alla luce artificiale
di un riflesso, di un’immagine finta,
che più la guardo e più pare sorridermi,
e più ti specchi e più mi vedi nascosto,
ma non dici niente. Non serve.
La tua scelta parla per te.
Io sono solo l’angolo buio
in cui lo sguardo
se non lo inviti
non cade.

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